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Storia ecclesiastica

Pubblicato nella sezione (In Altum n° 172)

La storia del primo secolo dell'era cristiana è ricca di piccole storie di cui sappiamo molto poco. Scopriamone due.

Questi due racconti che andremo a scoprire si trovano in un libro scritto da Eusebio di Cesarea nel IV secolo, chiamato Storia Ecclesiastica. Forse non tutto ciò che è contenuto in questo libro è autenticamente storico, ma Eusebio è attento, nei tre volumi del suo libro, a indicare le fonti da cui ha tratto le sue storie, e questo gli conferì grande autorevolezza.

La prima storia si svolge quando Nostro Signore era ancora tra noi, prima della sua Ascensione. Abgar, re di Edessa, « era allora consumato da terribili sofferenze fisiche, incurabili ». Avendo sentito parlare dei miracoli di Gesù, gli inviò una lettera chiedendogli di venire da lui per guarirlo. Eusebio cita questa lettera testualmente e dice di averla trovata negli archivi della città di Edessa. A questa lettera Gesù rispose con un'altra lettera, anch'essa citata integralmente, nella quale gli dice che non può venire, perché deve compiere tutto ciò per cui è stato mandato. Tuttavia, Gesù promette di inviargli, dopo la sua Ascensione, uno dei suoi discepoli che lo guarirà e gli darà la vita nel suo nome. Così, qualche anno dopo, l'apostolo Taddeo si recò a Edessa. Vedendolo, il re capì subito chi fosse. Allora Taddeo gli chiede se crede in Gesù. Abgar professa la sua fede nel Figlio di Dio. E così l'apostolo proclama solennemente: « Per questo stendo le mie mani su di te nel suo nome. » Immediatamente, il re fu guarito dalla sua malattia. Taddeo guarì anche molte altre persone e predicò il Vangelo a tutto il popolo che si era radunato. Come ricompensa, il re vuole dargli dell'oro, ma l'Apostolo rifiuta, dicendo: « Se abbiamo rinunciato ai nostri beni, come potremo ricevere quelli degli altri? »

La seconda storia è ambientata a Roma, dove Eusebio ci racconta che il governatore Pilato, lo stesso che condannò Gesù alla croce, informò l'imperatore Tiberio degli eventi accaduti in Palestina, vale a dire i miracoli e la resurrezione di Gesù, e che questo Gesù era Dio. A questa notizia, l'imperatore volle riconoscere ufficialmente Gesù come un dio. Ma lasciamo che sia lo stesso Eusebio a raccontarci questa storia, che ha tratto da Tertulliano:
« Tiberio riferì la questione al Senato, che respinse la proposta, apparentemente perché non l'aveva prima esaminata – un'antica legge stabiliva che tra i Romani nessuno poteva essere riconosciuto come dio se non per voto e decreto del Senato – in realtà perché l'insegnamento salvifico del messaggio divino non aveva bisogno dell'assenso e della raccomandazione degli uomini. Avendo quindi il Senato romano respinto il progetto, […] Tiberio mantenne l'opinione iniziale e non intraprese nulla contro la dottrina di Cristo. »

Questo è quanto per questi due brevi storie, che potrebbero avervi fatto venire voglia di leggere di più…

 

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