In Altum

Madonna delle Nevi, plasma il nostro cuore a immagine del tuo.

L'indulgenza giubilare

Pubblicato nella sezione (In Altum n° 169)

Presentazione degli ultimi tre papi

Perché l'Anno Santo è un'occasione propizia per ottenere l'indulgenza ?

È interessante constatare che i Papi hanno più volte posto i giubilei sotto il segno di una virtù; quello della speranza nel 2025, della misericordia nel 2016 con Papa Francesco, della fede nel 2013 con Benedetto XVI.

San Giovanni Paolo II, da parte sua, aveva deciso di far contemplare ai fedeli il mistero dell'Incarnazione del Redentore durante il Giubileo del 2000 per celebrare questo importante anniversario dell'ingresso del Verbo eterno nel mondo, sorgente di ogni virtù.

L’Anno Santo è ogni volta l’occasione di lasciare la via del peccato per impegnarsi a seguire Gesù su quella della santità. La Chiesa ci invita quindi a praticare la virtù e – poiché conosce la nostra misera debolezza – ad attingere la forza necessaria per farlo dalla contemplazione dei misteri di Cristo : Gesù crocifisso è la grande « indulgenza ».

L'indulgenza generosamente dispensata dalla Chiesa è un aiuto prezioso per avanzare su questa via, perché il peccato ferisce il cuore dell'uomo che « deve essere progressivamente “sanato” rispetto alle conseguenze negative che il peccato ha prodotto in lui » (Giovanni-Paolo II, udienza generale, mercoledì 29 settembre 1999, Il dono dell'indulgenza).

Non è forse il sacramento della confessione che guarisce l'uomo dai suoi peccati ?

La dottrina cattolica afferma che, nel sacramento della confessione, il penitente ottiene il perdono dei suoi peccati. Tuttavia, il peccato ha prodotto delle conseguenze nell'anima del peccatore; si parla di pena del peccato.

Per indulgenza s’intende la « remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa » (Enchiridion indulgentiarum, Normae de indulgentiis).

Il processo di conversione richiesto dall'indulgenza dipende quindi profondamente dalle disposizioni interiori dei fedeli. « L’indulgenza è un invito fatto all’uomo peccatore e perdonato ad approfondire la sua relazione con Dio […] il tempo della penitenza deve servire alla purificazione e all’approfondimento del rapporto con Dio e quindi del proprio essere, e rappresentare così un apprendistato interiore nella grazia del perdono» (Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth).

L'indulgenza non si oppone quindi al sacramento della confessione. Al contrario, l’indulgenza « [esprime] la pienezza del perdono di Dio, che non conosce limiti » (Spes non confundit, Bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025, Papa Francesco). È la misericordia di Dio che la Chiesa manifesta nelle indulgenze. « Il punto di partenza per comprendere l’indulgenza è l’abbondanza della misericordia di Dio » (Giovanni Paolo II, ibid.).

Ma se l'essenziale avviene nel segreto della coscienza, che bisogno c'è di proporre riti esterni ?

L’essere umano è un essere incarnato. È un essere spirituale ma è anche un essere materiale; se la dimensione corporea dell'uomo è ordinata al suo destino eterno, non può per questo essere trascurata. « L'interiorità dell'uomo non può progredire senza l'esteriorità, senza un'esperienza anche fisica. » (Benedetto XVI, ibid.).

La necessità di compiere atti esteriori manifesta la ferma intenzione del penitente di ricevere il perdono e la guarigione di Dio. « Questo dono [dell'indulgenza] tuttavia non ci raggiunge senza la nostra accettazione e la nostra corrispondenza » (Giovanni Paolo II, ibid.).

Questi atti esteriori sono « segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di sofferenza » (Papa Francesco, ibid.).

Si può ottenere da soli ?

L’indulgenza dispensata dalla Chiesa viene attinta innanzitutto dal cuore di Cristo; Lui è il nostro redentore. Tuttavia la Chiesa professa che esiste una solidarietà nella grazia : è la comunione dei santi. Il tesoro della Chiesa è dunque « quel surplus di bene che c'è nel mondo grazie all'amore e alla sofferenza dei santi con Cristo […]. I santi non fanno concorrenza a Cristo, ma al contrario, sono la prova della sua presenza e della sua potenza, che libera l'uomo e, nella sua libertà, lo rende fecondo ». Si può così instaurare « tra i fedeli un ammirabile scambio di beni spirituali, in virtù del quale la santità dell'uno giova agli altri, ben al di là del danno che il peccato dell'uno ha potuto causare agli altri. Ci sono persone che lasciano dietro di sé come un surplus di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità, che si riversa sugli altri e li sostiene » (Giovanni Paolo II, ibid.).

Un posto eminente è riservato, a questo riguardo, alla Beata Madre di Dio, la Santissima Vergine Maria. « La speranza trova nella Madre di Dio la sua più grande testimonianza. In Lei vediamo che la speranza non è un vano ottimismo, ma un dono di grazia nel realismo della vita » (Papa Francesco, ibid.).

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