San Camillo de Lellis (1/2)
« Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a Me. »
Dichiarato santo patrono degli ospedali e degli ammalati il 22 giugno 1886, poi del personale infermieristico il 28 agosto 1929 (titolo che condivide con San Giovanni di Dio), l'infanzia di Camillo non lasciava presagire nulla di simile.
Nato a Bucchianico in provincia di Chieti, il 25 maggio 1550 (giorno di Pentecoste), la frequente assenza del padre fece di Camillo un bambino sregolato, più appassionato di gioco delle carte che di studio. Sua madre si impegnò per dargli un'educazione religiosa, ma morì quando aveva solo tredici anni. A diciotto anni seguì il padre nella carriera militare. Molto presto, anche quest'ultimo morì per una febbre contratta da entrambi, lasciandolo orfano.
Un’ulcera alla gamba lo costrinse al ricovero all'ospedale San Giacomo degli Incurabili di Roma dove, per pagarsi le cure, fu assunto come infermiere. Ma la sua passione per il gioco d'azzardo prevalse sull'assistenza ai malati : fu licenziato. Il 28 ottobre 1574, a bordo di una nave da guerra colpita da una forte tempesta, fece voto di diventare figlio di San Francesco se fosse sopravvissuto. Dopo essere stato smobilitato e aver perso al gioco anche la camicia e la spada, fu costretto a mendicare, prima di essere assunto come manovale per la costruzione di un convento di cappuccini. Incaricato di effettuare una consegna di pietre al convento di San Giovanni Rotondo, trascorse gran parte della notte a colloquio con frate Angelo.
Sulla via del ritorno, ripensando a tutto ciò che il frate gli aveva detto, un'illuminazione interiore gli fece vedere la realtà della sua esistenza. Era il 2 febbraio 1575, Camillo ha venticinque anni e, inginocchiato sulla strada, piange tutti i suoi peccati. « Voglio lasciare il mondo per sempre e non commettere più peccati volontariamente ».
Da quel momento in poi, nulla sarebbe stato più come prima. Decise di diventare cappuccino per vivere in penitenza, consacrando la sua vita al Signore e adempiendo così il suo voto. Ma la sua piaga si riaprì e dovette tornare in ospedale. Dopo un secondo tentativo di vita religiosa interrotto per lo stesso motivo, capì che non era lì che Dio lo attendeva. Colpito dalla condizione dei malati, si impegnò come infermiere e divenne ‘Maestro di Casa’, cioè responsabile del personale e dell'organizzazione amministrativa dell'ospedale. Il comportamento dei suoi colleghi, mercenari o ex detenuti, nei confronti dei malati lo sconvolge. La sua luminosa carità gli attirò dei discepoli. Divenne quindi un modello per gli infermieri e insegnò agli altri a prendersi cura dei sofferenti.
« Gli ospedali sono miniere d’oro e d’argento »
Nel 1582, costituì un gruppo di laici per assistere gratuitamente i malati per amore di Dio : « Gli ospedali sono miniere d'oro e d'argento dove tutti possiamo accumulare tesori per l'eternità. » Per lui i malati sono l’immagine di Gesù Cristo e servirli è servire Cristo. « Ricordate che i malati sono la pupilla e il cuore di Dio e ciò che è fatto a questi poveri è fatto a Dio. » Si riunivano in un piccolo oratorio all'interno dell'ospedale, ma ben presto il suo progetto suscitò gelosie e l'oratorio dovette chiudere. Camillo è scoraggiato.
Continua...