Perché crediamo ?
La certezza religiosa
« La saggezza consiste nel non credere che noi sappiamo tutto, che appartiene solo a Dio, né che non sappiamo nulla, che è propria del bruto. » (Lattanzio, apologista cristiano del IV secolo)
In un'epoca in cui la fede è sotto attacco, Nostro Signore conta sulla ferma convinzione dei suoi fedeli per difenderla. Sicuri della nostra fede, noi lo siamo! Ma, in realtà, di che natura è questa certezza? Possiamo avere certezza reale, oggettiva, su realtà empiricamente non verificabili?
Intendiamoci sulle parole : secondo André Boulenger [N.d.T. da Wikipedia : più noto come petit Père André (1578–1657), monaco cattolico francese e predicatore dell'ordine riformato degli agostiniani], si chiama certezza « lo stato d'animo che ha l'intima convinzione di essere d'accordo con la verità. » La certezza è o non è, non ammette mezze misure.
Possiamo distinguere tre tipi di certezza : la certezza logica (es: il tutto è maggiore della parte), la certezza fisica, che si basa sulla costanza delle leggi dell'universo (es: una palla lanciata è attratta verso la terra) e la certezza morale, fondata sulla testimonianza degli uomini quando questa presenta tutte le garanzie della verità (es: Dio esiste).
Il criterio che porta alla certezza è l’evidenza. Per Boulenger questa parola « indica che la verità porta con sé una chiarezza che la fa brillare ai nostri occhi. […] Sono certo perché vedo che è così e che non può essere altrimenti; e vedo che è così o per un'intuizione diretta, o per una dimostrazione, o per una testimonianza incontestabile che non permette alla mia mente di credere il contrario. »
La certezza religiosa si acquisisce attraverso il concorso di ragione e volontà. È prima di tutto la nostra ragione che riconosce la verità. La sensazione, per quanto possa presentarsi come utile o piacevole, non può legittimamente sostituirla. Siamo sicuri della nostra fede perché la Rivelazione contiene elementi di evidenza e ragioni di credibilità che impongono il nostro assenso.
Tuttavia, e soprattutto in materia religiosa, la nostra volontà ha un ruolo da svolgere. Prima dell’opera dell’intelligenza, essa prepara la nostra mente ad accogliere la luce. Poi, nel momento di formulare il giudizio con cui la mente accetterà l'evidenza, la nostra volontà si mette in moto per determinare l'adesione alla verità. Infatti, la verità religiosa e il suo corollario morale non si possono assimilare senza rinunce alla propria natura, che costano, che la volontà aiuta ad accettare come tali…
In conclusione, non possiamo acquisire la certezza in materia di verità religiosa con il solo esercizio della nostra intelligenza. Dio supera infinitamente i nostri brillanti ragionamenti. La fede non nasce attraverso di loro se non sono stati prima preparati dalla preghiera, la pratica delle virtù e l'accoglienza della grazia nei sacramenti. Si deve « andare alla verità con tutta l’anima. » Tre secoli prima della nascita del Salvatore, senza dubbio Platone non avrebbe mai immaginato che il suo convincimento avrebbe trovato il suo compimento nella scoperta dell'adorazione di un dio fatto uomo...