Novo millennio ineunte
Estratto della lettera apostolica di Giovanni Paolo II dopo il Giubileo dell'anno 2000
All'inizio del nuovo millennio, mentre si chiude il Grande Giubileo, […] riecheggiano nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù invitò l'Apostolo a « prendere il largo » per la pesca: « Duc in altum » (Lc 5,4). […] Carissimi Fratelli e Sorelle, […] il nostro è tempo di continuo movimento che giunge spesso fino all'agitazione, col facile rischio del « fare per fare ». Dobbiamo resistere a questa tentazione, cercando di « essere » prima che di « fare ». […] In questo spirito, prima di proporre alla vostra considerazione alcune linee operative, desidero parteciparvi qualche spunto di meditazione sul mistero di Cristo, fondamento assoluto di ogni nostra azione pastorale. […]
Solo la fede professata da Pietro, e con lui dalla Chiesa di tutti i tempi, va al cuore, raggiungendo la profondità del mistero : « Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente » (Mt 16,16). Com'era arrivato Pietro a questa fede? […] « Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (16,17). L'espressione « carne e sangue » evoca l'uomo e il modo comune di conoscere. Questo modo comune, nel caso di Gesù, non basta. È necessaria una grazia di « rivelazione » che viene dal Padre. […] Solo l'esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente, di quel mistero. […]
La contemplazione del volto di Cristo ci conduce così ad accostare l'aspetto più paradossale del suo mistero, quale emerge nell'ora estrema, l'ora della Croce. […] Per riportare all'uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell'uomo, ma caricarsi persino del « volto » del peccato. […] Ma la sua contemplazione del volto di Cristo non può fermarsi all'immagine di lui crocifisso. Egli è il Risorto! […] Nel volto di Cristo essa, la Sposa, contempla il suo tesoro, la sua gioia. […] Da essa dobbiamo attingere un rinnovato slancio nella vita cristiana, facendone anzi la forza ispiratrice del nostro cammino. È nella consapevolezza di questa presenza tra noi del Risorto che ci poniamo oggi la domanda rivolta a Pietro a Gerusalemme, subito dopo il suo discorso di Pentecoste: « Che cosa dobbiamo fare? » (At 2,37). […] Non si tratta, allora, di inventare un « nuovo programma ». Il programma c'è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. […] È necessario tuttavia che esso si traduca in orientamenti pastorali adatti […].
E in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità. […] Occorre allora riscoprire, in tutto il suo valore programmatico, il capitolo V della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium […] Porre la programmazione pastorale nel segno della santità è una scelta gravida di conseguenze. Significa esprimere la convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio […], sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica minimalistica e di una religiosità superficiale. […] Per questa pedagogia della santità c'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera. […] Impegnarci con maggior fiducia, nella programmazione che ci attende, ad una pastorale che dia tutto il suo spazio alla preghiera, personale e comunitaria, significa rispettare un principio essenziale della visione cristiana della vita : il primato della grazia. C'è una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spirituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo, Iddio ci chiede una reale collaborazione alla sua grazia, e dunque ci invita ad investire, nel nostro servizio alla causa del Regno, tutte le nostre risorse di intelligenza e di operatività. Ma guai a dimenticare che « senza Cristo non possiamo far nulla » (cfr Gv 15,5). […]
È l'ora di una nuova « fantasia della carità » […] Un impegno speciale deve riguardare alcuni aspetti della radicalità evangelica che sono spesso meno compresi, fino a rendere impopolare l'intervento della Chiesa, ma che non possono per questo essere meno presenti nell'agenda ecclesiale della carità. Mi riferisco al dovere di impegnarsi per il rispetto della vita di ciascun essere umano dal concepimento fino al suo naturale tramonto. […] con uno stile specificamente cristiano: saranno soprattutto i laici a rendersi presenti in questi compiti […].
Quanta ricchezza negli orientamenti che il Concilio Vaticano II ci ha dato! Per questo, in preparazione al Grande Giubileo, ho chiesto alla Chiesa di interrogarsi sulla ricezione del Concilio. È stato fatto? […] A mano a mano che passano gli anni, quei testi non perdono il loro valore né il loro smalto. È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati, come testi qualificati e normativi del Magistero, all'interno della Tradizione della Chiesa. […] sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre. […] Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull'aiuto di Cristo. Il Figlio di Dio […] compie anche oggi la sua opera […]. Ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima […].
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La frase :
« Quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio. » (Lumen Gentium)
Crediti fotografici : © Raul Magdalena – Flickr