In Altum

Madonna delle Nevi, plasma il nostro cuore a immagine del tuo.

Monsignor Pierre-Marie Théas (1894-1977) (1/2)

Pubblicato nella sezione (In Altum n° 160)

Una fede a tutta prova (1/2)

Pierre-Marie Théas era un Béarnais campagnolo e gioviale. Era vescovo di Montauban da quattro anni quando fu arrestato dalle forze di occupazione. Durante l'estate del 1944, conobbe le prigioni di Montauban e Tolosa, poi per sessantasette giorni il campo di internamento di Compiègne. Liberato, fu vescovo di Montauban ancora per tre anni, poi di Tarbes e Lourdes per ventitré anni. Ma si dovrà aspettare il quarantesimo anniversario della morte perché venga pubblicato il suo racconto autobiografico : Mes prisons et leurs premiers lendemains (Le mie prigioni e e le loro prime conseguenze), un vero tesoro spirituale.

Definiamo il contesto : il 24 agosto 1942, nel Tarn e Garonna ebbero inizio operazioni di polizia su larga scala, che portarono all'arresto di centosettantatré ebrei. Il 26, Mons. Théas firma una lettera di protesta, che dovrà essere letta senza commenti la domenica successiva in tutte le chiese della diocesi : « Faccio sentire la voce indignata della coscienza cristiana e proclamo che tutti gli uomini, ariani o non ariani, sono fratelli perché creati dallo stesso Dio; che tutti gli uomini, qualunque sia la loro razza o la loro religione, hanno diritto al rispetto degli individui e degli Stati. Le attuali misure antisemite sono un disprezzo della dignità umana, una violazione dei più sacri diritti della persona e della famiglia… »

Il cardinale Gerlier, arcivescovo di Lione, e altri cinque vescovi francesi ne seguirono l'esempio. Nella primavera del 1944, le truppe di occupazione si abbandonarono a sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile. Così, nella notte tra l'8 e il 9 giugno... ma ascoltiamo il racconto di Mons. Théas :

« Il tono e la violenza delle vociferazioni che presto si levarono dal parco mi tolsero ogni dubbio sulla qualità dei miei visitatori notturni. Dio mi concesse una grazia straordinaria: sentii improvvisamente nel profondo della mia anima una pace ineffabile, un sentimento di gioia all'idea che di lì a pochi secondi mi sarebbe stata tolta la libertà; dico il mio Suscipe". [N.d.R.: È la preghiera di Sant'Ignazio: Prendi, Signore, e ricevi, tutta la mia libertà...]

I tedeschi salgono ed entrano nella sua stanza: « Ecco un giovane ufficiale delle SS con lo sguardo pieno di odio, armato di mitragliatore... Si avvicina ai piedi del mio letto e con un tono di cui non dimenticherò mai la violenza: “Tu, Kommandantur vieni, capito?" Chiedo di restare solo per vestirmi. Rifiuta. Cominciano le umiliazioni. Saranno numerose, dolorose, benefiche. "Bene per me se sono stato umiliato" [Sal 119 (118),71]

Mi vesto in due minuti... vado in ufficio a prendere il mio breviario, mio fedele compagno di prigionia; poi entro in cappella e, rivolto al tabernacolo, faccio con tutta l'anima un atto di accettazione della volontà del Buon Dio :

- Mio Dio, non so cosa mi aspetta, ma Tu sai tutto e tutto dirigi. Non accadrà nulla senza il tuo permesso. Mio Dio, ti amo e mi dono a te. Suscipe me.

L'ufficiale si sta spazientendo... Salgo in macchina... Arriviamo alla caserma di Pomponne. L'auto si ferma e l'ufficiale grida :

- Bischof ! Vescovo ! »

continua nel prossimo numero ...

Crediti fotografici : © Isabelle Gabrieli – Institut Théas

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