Una tristezza consolata
In questo mese di novembre, in cui riflettiamo sulle cose ultime, ecco una bella riflessione di Joseph Ratzinger sull'atteggiamento cristiano di fronte alla morte.
Se si parla della concezione cristiana della morte, occorre menzionare anche l'atteggiamento cristiano di coloro che sono in lutto. Quando sant'Agostino pensava di non avere il diritto di piangere davanti alla tomba di sua madre, non era cristiano ma idealista. Da un punto di vista idealista, il lutto di fronte alla morte non ha davvero alcun senso (almeno nel caso delle persone “buone”). L'idealismo significa la negazione della tristezza. Non è così nel cristianesimo; l'atteggiamento del cristiano non è quello della negazione della tristezza, né quello dello sconforto (lo fa il materialista), ma quello di una tristezza consolata. Ciò significa che la tristezza rimane e ha il suo posto, ma è allo stesso tempo una tristezza consolata, una tristezza che, nonostante la sua gravità, è profondamente consolata e che potrà, e dovrà, essere superata dall'interno dalla consolazione.
In definitiva, questo tentativo di una teologia della morte offre l'immagine di quell'atteggiamento spirituale fondamentale che potremmo chiamare il realismo cristiano. Il cristiano non abbellisce né nega le ombre oscure che ricoprono l'esistenza dell'uomo su questa terra. Tuttavia, queste stesse ombre sono per lui, nonostante tutto, segno di speranza, perché crede e sa per fede che sono ombre che non esisterebbero senza la grande luce che le proietta. E se l'ombra appartiene al presente, allora il futuro è tanto più luce. (Estratto da Dogma e predicazione, 1974).

