In Altum

Madonna delle Nevi, plasma il nostro cuore a immagine del tuo.

Per vivere pienamente l’anno giubilare 2025

Pubblicato nella sezione (In Altum n° 176)

Questo mese : La speranza per i poveri e i piccoli

Come Papa Francesco collega la speranza e la povertà?
Al n. 15 della bolla di indizione del Giubileo, il papa insiste essenzialmente sulla povertà materiale. Al n. 16, ricorda che gli abitanti dei paesi poco sviluppati devono poter essere aiutati a trovare nelle loro terre le condizioni per una vita dignitosa, senza essere costretti alla migrazione o al ricorso a soluzioni violente sempre ingannevoli. Gli abitanti dei paesi ricchi hanno qui un ruolo da svolgere perché, se ci sarà aiuto, saranno loro a darlo: devono quindi essere sensibilizzati su questa questione.

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La povertà materiale è l'unica forma di povertà?
La povertà materiale è una realtà terribile che affligge milioni di persone in tutto il mondo. Tuttavia, esiste una povertà ancora più terribile: la povertà spirituale. Una simile affermazione può sembrare oltraggiosa nei confronti di coloro che vivono la miseria nel quotidiano. Eppure rimane del tutto vera. L'uomo è corpo e spirito, e ciò che caratterizza la sua umanità è la sua capacità di assumere una vita spirituale autentica: una vita dello spirito attraverso la cultura e le relazioni sociali, e una vita dell'anima attraverso la fede, la preghiera personale e liturgica. Come ha spiegato Benedetto XVI nella sua enciclica Spe Salvi, i progressi tecnici hanno gradualmente allontanato l'uomo dalle sue radici spirituali. Non solo Dio è stato spodestato dal suo cuore a favore dei soli beni materiali – prima irruzione della povertà – ma in più l'uomo è entrato in un processo di chiusura caratterizzato da un individualismo crescente. Così, ancora oggi, quelle società materialmente ricche che dovrebbero sostenere le società meno sviluppate vivono esse stesse una forma di agonia. Appaiono quindi incapaci di venire in soccorso del prossimo...

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Quale unica e vera speranza è in grado di confortare durevolmente il cuore dei poveri di ogni provenienza?
Nella Bolla di indizione del Giubileo, Papa Francesco ricorda il contenuto della vera speranza: l'aspirazione alla vita eterna. A volte, la nostra povertà spirituale è tale che non riusciamo nemmeno più a desiderare l'avvento di una vita eterna in Dio, vedendovi al massimo solo la condanna a una noia senza fine. Eppure! Rilette alla luce dell'eternità divina, le nostre vite, le nostre povertà di ogni tipo, appaiono davvero relative. Meglio ancora, possono diventare un trampolino di lancio per avvicinarci a Lui e, anche quaggiù, nel crepuscolo delle vicissitudini proprie del nostro tempo, aprire una porta sulla vera Beatitudine.

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Il mistero della croce di Cristo ha qualcosa da dirci sulla speranza dei poveri e dei piccoli?
Abbiamo appena citato la parola beatitudine. Leggiamo nel Vangelo: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli(Mt 5,11-12) Chi meglio di Cristo ha vissuto questa beatitudine, pronunciata dalla sua stessa bocca? Così, il povero che viene insultato, il povero che viene emarginato, il povero che viene denigrato, sa che Cristo prima di lui ha vissuto questa situazione. Sa nella fede che oggi Cristo vive, attraversa la prova al suo fianco; non è solo a portare il peso della croce...

Come può il povero unirsi concretamente alla povertà di Cristo che cammina sulla via della croce?
Ecco come lo ha spiegato Benedetto XVI: «Faceva parte di una forma di devozione, oggi forse meno praticata, ma non molto tempo fa ancora assai diffusa, il pensiero di poter “offrire” le piccole fatiche del quotidiano, che ci colpiscono sempre di nuovo come punzecchiature più o meno fastidiose, conferendo così ad esse un senso. […] bisogna domandarsi se non vi era contenuto in qualche modo qualcosa di essenziale che potrebbe essere di aiuto. [...]Queste persone erano convinte di poter inserire nel grande com-patire di Cristo le loro piccole fatiche, che entravano così a far parte in qualche modo del tesoro di compassione di cui il genere umano ha bisogno. In questa maniera anche le piccole seccature del quotidiano potrebbero acquistare un senso e contribuire all'economia del bene, dell'amore tra gli uomini.» (Spe salvi n. 40)

 

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