In Altum

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La Risurrezione : perché è importante ?

Pubblicato nella sezione (In Altum n° 161)

Si può essere credenti senza credere nella risurrezione di Gesù ?

Cosa direste se vi dicessero che nel sepolcro sono stati ritrovati i resti di Gesù? Alla domanda, un teologo ha risposto che, per lui, una tale scoperta non avrebbe cambiato affatto la sua fede! Per lui, come per un certo numero di credenti, la risurrezione non sarebbe necessariamente storica. O meglio dovremmo dire: il fatto che sia storica o meno non ha alcuna incidenza sulla fede. La fede sarebbe molto al di sopra della storia, un dono di Dio che ci supera completamente e non avrebbe bisogno di alcun fondamento umano. Ma la Chiesa, seguendo San Paolo, non cessa di ricordarci l'importanza della risurrezione: « Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede » (1 Cor 15,17).

Per comprendere appieno ciò che la Chiesa insegna, è innanzitutto necessario capire che la nostra fede non è eterea, disincarnata. Se crediamo in Gesù, è perché il Verbo, la seconda persona della Trinità, ha voluto assumere la nostra natura umana per realizzare la nostra salvezza. Gesù ha preso carne nel grembo di Maria, ha sofferto la sua Passione come sacrificio per i nostri peccati. Ed è proprio perché è risorto il terzo giorno, come aveva predetto, che possiamo credere che Egli sia è davvero ciò che ha detto di essere. Solo Dio può vincere la morte : Gesù è Dio.

Inoltre, i Vangeli non sono semplici strumenti per suscitare la fede nei credenti. Sono la Parola di Dio scritta. Questa Parola di Dio ha una sua efficacia, ed è verità. La Chiesa afferma senza esitazione la storicità dei Vangeli (cfr. la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Dei Verbum). Comprendiamo quindi che mettere in discussione la storicità della risurrezione è mettere in discussione un elemento essenziale della nostra fede. Credere in Dio e credere nella risurrezione sono in definitiva due cose identiche, affermava il cardinale Joseph Ratzinger. La risurrezione fornisce la prova finale che Gesù ha detto la verità e che è davvero Onnipotente.

« La fede nella risurrezione è implicita nella fede in Dio stesso »

La Passione di Gesù è il suo sacrificio redentivo, l'atto con cui Gesù ci ha liberato dalla morte e dal peccato. Se il mistero pasquale include veramente la risurrezione, possiamo chiederci che cosa questo comporti in concreto. Possiamo affrontare la questione in due modi.

Da un punto di vista oggettivo, la risurrezione è il fondamento della nuova vita dei cristiani e della loro nuova condizione. Con la sua morte, Gesù paga il debito che il nostro peccato ci ha fatto contrarre (cfr. Col 2,14). La sua risurrezione è la prova dell'efficacia redentrice della morte di Gesù. Conferma che Gesù ha vinto la morte e che la morte non ha alcun potere su di lui. La risurrezione è costitutiva della redenzione. In altre parole, senza la risurrezione mancherebbe la vita nuova. La potenza divina, infatti, si diffonde nel mondo in virtù del Risorto. San Paolo ci dice nella Lettera ai Romani: « noi crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. » (Rm 4,24-25). San Tommaso spiega che, attraverso la sua sofferenza, Gesù guarisce la nostra natura ferita dal peccato. Ma questa guarigione deve ancora raggiungerci! La risurrezione appare come il mezzo attraverso cui Gesù ci rende partecipi della sua vita divina. La Passione di Gesù ci ha ottenuto i meriti, la sua risurrezione ci permette di beneficiarne. Risuscitando, Gesù permette la trasmissione della sua vita divina. La risurrezione è parte integrante della redenzione.

Da un punto di vista soggettivo, comprendiamo che la risurrezione è ancora una volta fondamentale. In primo luogo, ci rivela che anche noi siamo chiamati a risorgere. La morte non è il nostro stato finale. La nostra vocazione è quella di partecipare alla vita di Dio per l'eternità. Questo non è senza conseguenze. La vita eterna di cui avremo parte con Dio riguarderà tutto il nostro essere. Questa affermazione confuta l'errata idea che il cristianesimo disprezzi il corpo. Se il corpo stesso è parte della divinizzazione del nostro essere, ciò dimostra la considerazione che noi abbiamo (e che Dio ha) per il corpo! Inoltre, il fatto che dobbiamo passare attraverso la morte prima di risorgere ci ricorda l'esistenza della nostra anima immortale, senza la quale la morte ci farebbe passare dalla vita al nulla, e la risurrezione, che ci farebbe passare dal nulla alla vita, sembrerebbe la creazione di un essere completamente nuovo. Se la nostra anima è immortale, è il bene più prezioso che abbiamo, l'unico da cui non saremo mai separati. Tutta la nostra vita deve quindi essere dedicata al perfezionamento di quest'anima.

Infine, la risurrezione ci mostra una volta di più l'incomparabile amore di Dio per noi. Si leva come il grido di chi ama una persona e le dice che vorrebbe non essere mai separato da lei. La risurrezione è, in sintesi, il pilastro della nostra fede. « Gesù apporta qualcosa di completamente nuovo: la risurrezione occupa un posto centrale nel simbolo della fede; non è più un articolo di fede tra tanti altri, ma si identifica con la nozione di Dio. La fede nella risurrezione è implicita nella fede in Dio stesso. » (Joseph Ratzinger, Escatologia, morte e vita eterna, Cittadella Editrice 2008)

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La frase :

« La Risurrezione di Gesù fonda la nostra salda speranza e illumina l’intero nostro pellegrinaggio terreno»

Benedetto XVI, udienza del 15 aprile 2009

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