Impianti cerebrali
Verso una (buona) rivoluzione ?
Il 30 gennaio scorso, il mondo intero ha scoperto, con ammirazione e stupore, che la prima operazione di impianto di un chip Neuralink era stata effettuata con successo.
Grande come alcune monete da due euro accostate, l'impianto dell'azienda di Elon Musk sembra promettente.
Già testato su diversi animali tra cui una scimmia, ha permesso a quest'ultima di giocare al videogioco «Pong» con la sua sola attività cerebrale. Oltre all'aspetto ludico, secondo il dirigente dell'azienda americana, questo impianto offrirà in futuro la possibilità di controllare con il pensiero tutta una serie di dispositivi, dando così alle persone con disabilità un certa autonomia.
Questo non è, tuttavia, il primo passo della storia in questo ambito. Già verso la fine del XVIII secolo, Luigi Galvani dimostrò che l'attività nervosa è elettrica. Intorno al 1850, un certo Eduard Hitzig fece degli esperimenti su soldati il cui cranio era stato perforato da proiettili e osservò che una corrente elettrica che passava attraverso il cervello provocava movimenti involontari nei muscoli. Negli anni '50, un uomo di nome José Delgado svolse un importante lavoro sul cervello degli animali. In particolare, riuscì a far sollevare una zampa a un gatto e a controllare a distanza alcuni movimenti di un toro. Tra il 1970 e il 2000 sono stati effettuati numerosi esperimenti e scoperte sul cervello degli animali. I ricercatori hanno scoperto come « decodificare » l'attività neuronale, rendendo possibile in particolare la riproduzione delle immagini viste dai gatti, o addirittura dei movimenti di una scimmia, tramite un braccio robotico articolato. Ma il primo uomo a utilizzare un'interfaccia neurale diretta per recuperare una facoltà perduta è stato Matthew Nagle. All'età di ventidue anni divenne tetraplegico in seguito a una coltellata durante un'aggressione, mentre cercava di aiutare un amico. Il 22 giugno 2004 gli è stato applicato un impianto sulla superficie del cervello. Il dispositivo è collegato a un computer esterno. Questo interpreta i segnali inviati dall'impianto, rendendo possibile numerose operazioni, come leggere le e-mail, il controllo del cursore del mouse, la gestione della televisione e così via.
Oggi la scienza continua la sua ricerca e i risultati sono già impressionanti. I medici svizzeri sono riusciti a restituire a Gert-Jan Oskam, paraplegico in seguito a un incidente in bicicletta, l'uso delle gambe. Il suo impianto invia segnali a un computer, che a sua volta ritrasmette le informazioni a un impianto situato nel midollo spinale, comandando così alle sue gambe di eseguire il movimento pensato da Gert-Jan. Un sistema simile ha anche permesso a una donna cieca di « vedere » di nuovo.
Queste tecnologie sono prodigiose, quando mirano a curare o a recuperare una facoltà perduta. Ma la cautela è d'obbligo quando permettono all'uomo di andare oltre i limiti insiti nella sua natura (visione notturna, performances sportive e intellettuali). Quando la tecnologia toglie all’uomo la necessità di superarsi, porta con sé anche il rischio di renderlo schiavo. La scienza è cumulativa, la saggezza no.
Crediti fotografici : ©UC San Diego Jacobs School of Engineering - Flickr ; ©Steve Jurvetson - Flickr