Viaggio di Papa Francesco in Mongolia
Dal 31 agosto al 4 settembre, il Santo Padre ha compiuto il suo 43° viaggio apostolico, visitando una piccola comunità cristiana: quella della Mongolia. Nonostante alcuni contatti con il cristianesimo a partire dal XIII secolo, la persecuzione comunista ha interrotto le attività fino al 1992. Attualmente i cattolici sono circa 1.500 su 3,348 milioni di abitanti, con venticinque sacerdoti, tra cui due mongoli, e trentatré suore. (sotto, la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Ulan Bator).
Giunto come "pellegrino dell'amicizia", il Papa ha elogiato la saggezza del popolo mongolo: "accumulata da generazioni di allevatori e agricoltori prudenti, sempre attenti a non turbare il delicato equilibrio dell'ecosistema, ha molto da insegnare a chi, oggi, non vuole chiudersi nel perseguimento di un particolare interesse a breve termine, ma desidera lasciare in eredità ai posteri una terra ancora accogliente e fertile". Nell'incontro con le altre religioni, il Papa ha esortato a coltivare l'armonia, "quella particolare relazione che si crea tra realtà diverse, senza sovrapporle né omologarle, ma nel rispetto delle differenze e a vantaggio della vita comune".
Inoltre, trovandosi a 2 ore di aereo da Pechino, Francesco non ha perso di vista le questioni diplomatiche del suo viaggio. Così l'arcivescovo emerito di Hong Kong e il suo successore hanno partecipato alla messa domenicale. Rivolgendosi ai cinesi attraverso di loro, il Santo Padre ha chiesto "ai cattolici cinesi di essere buoni cristiani e buoni cittadini". Già il giorno prima, il Papa aveva ricordato che "le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall'azione evangelizzatrice della Chiesa, perché la Chiesa non ha un'agenda politica da perseguire".
Crediti fotografici : https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51799869 ; Di Davaadorj.sfs - CC BY-SA 4.0