La fatica del lavoro, collaborazione alla Redenzione
San Giovanni Paolo II, Laborem exercens n° 27
«Ogni lavoro - sia esso manuale o intellettuale - va congiunto inevitabilmente con la fatica. […] Questo dolore unito al lavoro segna la strada della vita umana sulla terra e costituisce l'annuncio della morte:
«Col sudore del tuo volto mangerai il pane finché tornerai alla terra
perché da essa sei stato tratto ...»
Il sudore e la fatica, che il lavoro necessariamente comporta nella condizione presente dell'umanità, offrono al cristiano e ad ogni uomo, che è chiamato a seguire Cristo, la possibilità di partecipare nell'amore all'opera che il Cristo è venuto a compiere. Quest'opera di salvezza è avvenuta per mezzo della sofferenza e della morte di croce. Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo crocifisso per noi, l'uomo collabora in qualche modo col Figlio di Dio alla redenzione dell'umanità. Egli si dimostra vero discepolo di Gesù, portando a sua volta la croce ogni giorno nell'attività che è chiamato a compiere. Nel lavoro umano il cristiano ritrova una piccola parte della croce di Cristo e l'accetta nello stesso spirito di redenzione, nel quale il Cristo ha accettato per noi la sua croce. Nel lavoro, grazie alla luce che dalla risurrezione di Cristo penetra dentro di noi, troviamo sempre un barlume della vita nuova, del nuovo bene, quasi come un annuncio dei «nuovi cieli e di una terra nuova», i quali proprio mediante la fatica del lavoro vengono partecipati dall'uomo e dal mondo.»
La frase :
«Dio non guarda tanto a quello che fai,
ma come lo fai»
Beato Edward Poppe