Febbraio 2023: "Deus Caritas est"
Deus Caritas est = Dio è amore!
Cari amici, cari giovani amici,
Avete appena ricevuto il messaggio dei membri del nostro quarto capitolo ordinario. Vi ringraziamo per le vostre preghiere e il vostro affetto. Gli eventi del mondo e le divisioni nella nostra Chiesa non portano gioia né speranza, ma ripetiamo: non scoraggiamoci. Rivolgiamoci con maggiore fiducia a Dio che è Amore e Misericordia, Verità e Giustizia, e che ci chiama a edificare la civiltà dell'Amore. Ma una tale civiltà è possibile solo se costruita sull'unico fondamento sicuro e solido: i comandamenti di Dio e la Legge naturale, così riassunti: l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Le nostre Consegne di cordata si concentreranno sui luminosi insegnamenti di Papa Benedetto XVI. Inizieremo in questo mese di febbraio con la sua prima Enciclica: Deus Caritas est = Dio è amore.
Prima d'iniziare
Preghiera introduttiva
Vieni Santo Spirito… Padre Nostro… Ave Maria… san Giuseppe, beato Benedetto-Samuele Daswa, santa Claudina, Madre Yvonne-Aimée, santa Veronica, sant’Agata, venerabile Marthe Robin, Santa Giuseppina Bakhita, beata Anna-Caterina Emmerich, santi Cirillo e Metodio, san Claudio, santa Bernadetta, santa Giacinta, beata Enrichetta, san Gabriele dell'Addolorata, beato Daniele Brottier, santi Angeli Custodi.
Parola di Dio: 1Gv 4,7-10
Il discepolo amato di Gesù ha dato un nuovo nome a Dio, che non contraddice il nome che Egli aveva dato a se stesso (Yahweh): Dio è amore.
Le rubriche del taccuino di cordata
1) Disciplina
Il fondamento del guanto di crine deve essere l'amore. Gesù, come abbiamo detto l'anno scorso (Mt 18,15-20), ci esorta a mettere in guardia il fratello per il suo vero bene. Il guanto di crine, donato con umiltà, è un servizio d'amore nella verità, in vista della santità.
2) Previsioni
Scegliamo uno sforzo concreto per essere testimoni dell'Amore di Dio. Prepariamoci a entrare nel tempo della Quaresima (mercoledì delle Ceneri, 22 febbraio 2023) per la bella avventura dell'amore.
3) Consegna spirituale: Deus Caritas est = Dio è amore!
La prima Enciclica di Benedetto XVI è stata firmata il giorno di Natale del 2005, giorno in cui l'Amore di Dio si è concretamente manifestato all'umanità attraverso la nascita di Gesù.
Il titolo di questa Enciclica aveva rallegrato molto il nostro Padre Fondatore che, dall'elezione di Benedetto XVI, si sentiva in grande comunione di mente e di cuore con questo Papa, che amava profondamente. Il nostro Fondatore ha sempre reagito quando l'Amore di Dio, Caritas, veniva confuso con le deturpazioni dell'amore così diffuse nel nostro tempo. La stessa parola "amore" in francese è infatti attribuita a realtà molto diverse! La scelta di Benedetto XVI della "Deus Caritas est" come tema della sua prima enciclica è stata per lui fonte di grande gioia. Da tempo aveva capito che l'apostolato dell'Amore era un apostolato prioritario. Madre Maria Augusta aveva avuto questa convinzione, frutto della sua preghiera e della sua unione con il Cuore di Gesù: "l'apostolato dell'Amore è irresistibile". In un mondo segnato da tanta violenza e odio, per i nostri Fondatori del 1947-48 era urgente che sorgessero molti apostoli e testimoni dell'Amore. Questa urgenza è ancora più forte nel 2023. Solo l'Amore di Dio nella verità, nella giustizia, nel rispetto della libertà e nella misericordia può impedire una nuova guerra mondiale.
I) Dio è amore (1Gv 4,16)
Queste semplici parole dell'apostolo San Giovanni sono le prime parole dell'Enciclica di Benedetto XVI. Questo Papa teologo ha voluto chiarire che non si decide di essere cristiani perché si sono elaborate delle belle idee, ma perché si è vissuto un evento storico attraverso il Vangelo e si è fatto, nella fede, l'incontro con una Persona, Gesù, che dà alla vita umana un nuovo orizzonte e quindi il suo orientamento decisivo. Nel suo Vangelo, Giovanni ha espresso questo evento con queste parole: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (3,16). Riconoscendo la centralità dell'Amore, la Fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede di Israele e, allo stesso tempo, ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. Infatti, l'Israelita credente prega ogni giorno con le parole del Libro del Deuteronomio, in cui sa che è contenuto il centro della sua esistenza: "Ascolta, Israele: il Signore nostro Dio è l'Unico. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze" (Dt 6,4-5). Gesù ha unito il comandamento dell'amore per Dio e quello dell'amore per il prossimo, contenuti nel Libro del Levitico, in un unico precetto: "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Lv 19,18; Mc 12,29-31). Ma "poiché Dio ci ha amati per primo (1 Gv 4,10), l'Amore non è più solo un comandamento, ma è la risposta al dono dell'Amore con cui Dio ci viene incontro". (DCE n°1)
All'inizio del suo pontificato, Benedetto XVI capiva l'urgenza di ricordare il messaggio dell'amore di Dio: "In un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell'odio e della violenza, questo è un messaggio di grande attualità e di significato molto concreto. Per questo nella mia prima Enciclica desidero parlare dell'amore, del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere comunicato agli altri." (DCE n. 1).
II) La rivelazione dell’Amore di Dio: Eros e Agape
La prima parte dell'Enciclica rivela la profonda cultura di Benedetto XVI, che conosceva molto bene gli autori e i filosofi antichi. In una sintesi mirabile, ha cercato di dimostrare che non c'è contraddizione tra "l'amore umano", che è il motore della vita e delle attività degli uomini e delle donne, indipendentemente dalla loro cultura, e "l'Amore di Dio". La parola "amore" è tuttavia una delle parole più usate, ma anche una delle più abusate. Scrive Benedetto XVI (DCE n. 3): "All'amore tra uomo e donna, che non nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo s'impone all'essere umano, l'antica Grecia ha dato il nome di eros." Benedetto XVI non ha avuto paura di attribuire l'"amore eros" a Dio. Non si trattava, ovviamente, di erotismo, ma di "passione d'amore". L'Amore di Dio, che è Amore Carità = Agape, è l’Amore Dono, ma questo Amore Dono è anche Amore amoroso, Amore Passione. Madre Maria Augusta, nella sua preghiera, ebbe questa intuizione: "Dono di Dio, è il Tuo Nome, mio Signore, è anche la Tua storia, donarsi è l'esigenza dell'Amore". Dio ci ha creati per Amore Agape, ma ci ama personalmente, essendo ognuno unico ai suoi occhi. La sua passione d'Amore (eros) per noi, che siamo stati creati a sua immagine e somiglianza, è rivelata nel Cantico dei Cantici: "Io sono del mio amato e il suo desiderio è verso di me." (Ct 7,11). Grazie a Benedetto XVI per averci fatto scoprire l'appassionato Cuore d'Amore di Dio. Era in linea con il profeta Osea e altri profeti che hanno rivelato la passione amorosa di Dio per Israele. L'Alleanza del Sinai era un'Alleanza d'Amore, un matrimonio tra Dio e il suo Popolo. Egli è lo Sposo amorevole.
III) Da Adamo a Gesù
Al numero 11 dell'Enciclica, Benedetto XVI parla della creazione del primo uomo. Scrive che l'eros è come radicato nella natura stessa dell'uomo; Adamo è "in cerca" della sua sposa, e solo insieme rappresentano la totalità dell'umanità, che diventa "una sola carne". Nel numero 12, questo grande Papa teologo parla di Gesù: in Lui, Dio stesso cerca la "pecora smarrita", l'umanità sofferente e perduta. Quando Gesù, nelle sue parabole, parla del pastore che va alla ricerca della pecora smarrita, della donna che cerca la moneta, del padre che va incontro al figlio prodigo e lo abbraccia, non sono solo parole, ma una spiegazione del suo stesso essere e agire. "Nella sua morte in croce, scrive Benedetto XVI, si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (1Gv 4, 8). È lì che questa verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l'amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare."
IV) Amore per Dio e amore per il prossimo
Benedetto XVI era molto affezionato a San Giovanni. Ha commentato la sua prima lettera, scritta dal discepolo amato con parole così semplici: non si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si vede. Meditiamo con attenzione su queste parole penetranti di Benedetto XVI: “Se il contatto con Dio manca del tutto nella mia vita, posso vedere nell'altro sempre soltanto l'altro e non riesco a riconoscere in lui l'immagine divina. Se però nella mia vita tralascio completamente l'attenzione per l'altro, volendo essere solamente « pio » e compiere i miei « doveri religiosi », allora s'inaridisce anche il rapporto con Dio. Allora questo rapporto è soltanto « corretto », ma senza amore. Solo la mia disponibilità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende sensibile anche di fronte a Dio. Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama. I santi — pensiamo ad esempio alla beata Teresa di Calcutta — hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel loro servizio agli altri. Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi però vivono dell'amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo. Così non si tratta più di un « comandamento » dall'esterno che ci impone l'impossibile, bensì di un'esperienza dell'amore donata dall'interno, un amore che, per sua natura, deve essere ulteriormente partecipato ad altri. L'amore cresce attraverso l'amore. L'amore è « divino » perché viene da Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo unificante, ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia « tutto in tutti » (1 Cor 15, 28).” (DCE n. 18).
V) L’esercizio dell’amore della Chiesa “comunità d’amore”
In questa seconda parte della sua Enciclica, Benedetto XVI vuole mostrare che la Chiesa non può fare a meno del servizio della carità. Ha una triplice missione: insegnare la Verità rivelata, donare la Grazia attraverso i sacramenti ed esercitare la carità. Nel numero 24, parla dell'imperatore Giuliano l'Apostata (363) che decise di restaurare il paganesimo, l'antica religione romana, ma ispirandosi fortemente al cristianesimo per riformarlo. L'unico aspetto del cristianesimo che lo colpì fu l'attività caritatevole della Chiesa. Nel numero 39, Benedetto XVI scrive: “La speranza si articola praticamente nella virtù della pazienza, che non vien meno nel bene neanche di fronte all'apparente insuccesso, ed in quella dell'umiltà, che accetta il mistero di Dio e si fida di Lui anche nell'oscurità. La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio per noi e suscita così in noi la vittoriosa certezza che è proprio vero: Dio è amore! In questo modo essa trasforma la nostra impazienza e i nostri dubbi nella sicura speranza che Dio tiene il mondo nelle sue mani e che nonostante ogni oscurità Egli vince, come mediante le sue immagini sconvolgenti alla fine l'Apocalisse mostra in modo radioso. La fede, che prende coscienza dell'amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore. Esso è la luce — in fondo l'unica — che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire. L'amore è possibile, e noi siamo in grado di praticarlo perché creati ad immagine di Dio. Vivere l'amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la presente Enciclica.” (DCE N.39)
Nell'ultimo paragrafo della sua Enciclica, Benedetto XVI conclude così: “Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino. In nessuno lo vediamo meglio che in Maria. La parola del Crocifisso al discepolo – a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: « Ecco tua madre » (Gv 19, 27) – diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti i credenti. Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e bellezza verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà, sperimentano l'amore inesauribile che ella riversa dal profondo del suo cuore. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene. La devozione dei fedeli mostra, al contempo, l'intuizione infallibile di come un tale amore sia possibile: lo diventa grazie alla più intima unione con Dio, in virtù della quale si è totalmente pervasi da Lui – una condizione che permette a chi ha bevuto alla fonte dell'amore di Dio di diventare egli stesso una sorgente « da cui sgorgano fiumi di acqua viva » (cfr Gv 7, 38). Maria, la Vergine, la Madre, ci mostra che cos'è l'amore e da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata. […] Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei così diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato. “ (DCE n. 42).
4) Formazione
Lettura dell'Enciclica Deus Caritas est. Partecipazione al Forum di Sens i 18 e 19 febbraio sui 10 comandamenti di Dio di fronte alle ideologie della decostruzione.
5) Azione e missione
In preparazione all'inizio della Quaresima, cercare di mettere in pratica Mt 25,31-46: ciò che facciamo al più piccolo dei fratelli e delle sorelle di Gesù, lo facciamo a Nostro Signore.
6) Condivisione
I nostri giovani frati e suore che hanno partecipato alla Marcia per la Vita a Parigi sono stati felici di vedere che la grande maggioranza dei "marciatori" erano giovani. Ringraziamo per il Capitolo che abbiamo appena vissuto. Ci rallegriamo dello sviluppo dei primi sabati del mese e delle "visite" delle statue della Madonna delle Nevi nelle famiglie. Il Cuore Immacolato di Maria dona molte grazie.
Vi assicuro le nostre preghiere per tutte le vostre intenzioni e il nostro grande affetto. Vi ringraziamo per le vostre preghiere e la vostra generosità. Il prossimo tempo di Quaresima, che inizia mercoledì 22 febbraio, sia un tempo di grazia per tutti. Vi benedico affettuosamente e vi assicuro le preghiere e l'affetto di Madre Helene e di tutti i nostri fratelli e sorelle.